Secondo l’ideale pedagogico dell’India classica, scopo primario del maestro
è insegnare al discepolo a penetrare il velo delle apparenze, per cogliere la
realtà che ne è celata.
Questo viaggio di conoscenza non implica il tradimento
della dimensione umana, in una sorta di fuga de-responsabilizzante rispetto
ai propri doveri sociali.
La scuola tradizionale (guru-kula) concilia, infatti,
sapere fisico e metafisico, impegno mondano e aspirazioni spirituali,
considerando entrambi indispensabili alla conduzione di una vita equilibrata
e al conseguimento del successo finale.
Il maestro non solo trasmette principi tecnici e teorici ma fornisce, con il suo
modello di vita, il più importante degli insegnamenti: la pratica concreta
delle virtù.
Conoscenza e condotta sono, dunque, due dei parametri con cui
maestro e discepolo sono chiamati a misurarsi.
Il terzo è la valorizzazione
delle risorse umane, proprie e altrui.
Lo studente è apprezzato per il fervore
nell’apprendimento, per il rispetto e dedizione nei confronti dell’insegnante,
per l’impegno con cui contribuisce alla vita comune.
Il guru è tale per la
profondità della sua realizzazione e per l’amore con cui si cimenta nell’opera
pedagogica. Perché senza amore non può esserci trasmissione profonda ma
solo nozionistica.
Un sistema pedagogico antico, in dialogo con l’odierno,
per un benessere futuro.