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Il tradimento è un’infrazione all’ordine che sostiene l’universo intero.
Quest’ordine -in sanscrito dharma- è fondato sui più nobili principi dell’etica, al di là di qualsiasi differenza culturale.
È un ordine che governa anche la personalità individuale.
Tradire un patto, e la fiducia delle persone, significa contrapporsi a una dinamica cosmica e rompere il nostro equilibrio interno.
Tradire, infatti, è prima di tutto tradire se stessi.
Chi subisce un improvviso voltafaccia è minato nella relazione armonica con sé e con il mondo circostante.
Il venir meno di presupposti su cui si è investito nell’edificazione della propria vita costituisce una grave provocazione, sul piano psicologico e sociale, e rispondere in maniera costruttiva rappresenta un’eccellenza comportamentale a cui è invitato l’essere umano.
Il perdono è l’unica reale opportunità.
La falsa alternativa del rancore e del risentimento implica un auto-danneggiamento, in quanto perpetua l’esperienza dolorosa e allontana dallo stabilirsi di un rinnovato e superiore equilibrio, incentrato su un innalzamento della prospettiva esistenziale.
Il tradimento dovrebbe essere compreso nel quadro di un universo intelligente, finalizzato all’evoluzione di tutti gli esseri.
La vita stessa acquista così il rilievo che merita, come viaggio oltre i limiti della personalità condizionata.
Il tradito è chiamato a coltivare un sentimento di compassione per chi è caduto nell’errore.
Solo così potrà sgombrare il campo da ostacoli, altrimenti insormontabili, al dispiegarsi del più grande successo: l’esperienza dell’Amore puro, che trascende ogni conflitto ed esclusività, ed è la cifra più intima della nostra anima.
RETRO DI COPERTRINA
Marco Ferrini ci invita a riconsiderare il fenomeno del tradimento secondo una prospettiva non solo psicologica e sociologica ma universale.
Il cosmo è governato da insuperabili leggi di natura etica e la qualità delle emozioni e dell’umore dipende dalla relazione che intratteniamo con tale ordine.
Tradire significa infrangere il patto che ci unisce al tutto e danneggiare il nostro equilibrio interiore.
D’altro canto, il rancore per un torto subito è un’emozione disecologica che allontana la persona dalla sorgente del proprio benessere.
Solo il pentimento da una parte e il perdono dall’altra permettono di ritrovare la propria centratura e la connessione con l’armonia che ci avvolge, in un processo di superamento dei limiti che ci separano dalla meta finale: il conseguimento dell’Amore puro e universale, scevro da ogni esclusivismo e conflittualità.