La Mandukya è l’Upanishad della sacra sillaba Om e di Turya (o Caturtha), il quarto stato dell’essere, la supercoscienza.
Appartiene all’Atharvaveda ed è tra le più recenti delle Upanishad antiche.
Composta di appena una dozzina di versi, densissimi di significato, quest’opera straordinaria ripropone il classico tema upadishadico dell’identità tra l’Atman individuale, il principio spirituale presente in ogni essere vivente, e il Brahman, il principio spirituale cosmico.
Ciò che la caratterizza è però l’intuizione della mistica equivalenza tra lo Spirito assoluto e il suono Om, nel quale tutto l’Universo è compreso.
Attraverso la recitazione assidua del mantra – suggerisce l’opera – è possibile entrare in contatto con ciò che sta oltre la dimensione sensibile, oltre le apparenze, quella Verità ultima dell’Essere sondata per secoli dai rishi, i veggenti delle Upanishad.
L’altro tema caratterizzante questo testo esoterico sono i quattro stati dell’Essere: veglia, sonno con sogni, sonno profondo e supercoscienza.
Quando si riesce ad accedere al quarto stato, “il mondo visibile si risolve” ed è “pienezza di pace e beatitudine”.
Caturtha è l’Atman stesso, “assolutamente non duale”, in cui il meditante sperimenta l’unità con il Tutto.
Tale esperienza è “invisibile, inavvicinabile, inafferrabile, indefinibile, impensabile, indescrivibile” e “dipende solo da se stessa”.
In questo seminario, Marco Ferrini (Matsyavatar das), filosofo e guida spirituale della Tradizione del Bhakti Yoga, legge e approfondisce la Mandukya Upanishad attraverso anche il commentario del saggio Gaudapada, che fu maestro di Shankaracharya.
Marco Ferrini utilizza questo antico testo e la saggezza millenaria in esso racchiusa per aiutare le persone di questo tempo a conoscere meglio se stesse e a sperimentare stati di coscienza più elevati.
Pur lontani nello spazio e nel tempo dalle rigogliose foreste della sacra terra dei Bharata, gli esseri umani d’oggi sono portatori dello stesso anelito di verità, immortalità, felicità degli antichi rishi.
E l’Upanishad presta loro le ali per l’inebriante volo verso la Trascendenza.