“Fa che io passi dal non essere all’essere; dalle tenebre fa che io passi alla luce; dalla morte fa che io passi all’immortalità”.
Questa antichissima preghiera è citata nella Brihadaranyaka Upanishad, l’Upanishad della “grande foresta”, una delle più antiche, forse la più antica.
Chi si immerge in questo ascolto viene condotto, passo dopo passo, dalle realizzazioni di Marco Ferrini fino all’origine, a quella matrice unica del cosmo che il ricercatore spirituale autentico aspira a conoscere, o almeno a intuire, quale causa anche sé stesso.
L’essenza spirituale che sostiene tutte le manifestazioni sensibili - dall’intelligenza umana alla più umile forma di vita - non si vede, come non è visibile all’occhio la lama del coltello infilata nel fodero o la termite dentro il suo termitaio. Eppure solo “questo Atman” vale la pena ricercare perché è ciò che unifica ogni realtà, interiore ed esteriore.
E allora chiunque desideri avvicinarsi alla verità di sé stesso, ricucire il senso del proprio vivere oltre lo smarrimento e la paura, non può che partire da qui, da questa narrazione che offre un solido terreno su cui appoggiare i piedi, propone visioni ampissime a cui volgere lo sguardo, regala una ricchezza di significati a cui dissetare lo spirito.
“L’Atman [dentro noi] è la traccia per giungere all’intero universo: per suo tramite infatti si conosce l’universo […]. E nulla di ciò che gli è caro perisce”. Questa è la promessa della Brihadaranyaka Upanishad. Una promessa di immortalità.