Il saggio Yajnavalkya sta per ritirarsi a meditare nella foresta, forse per sempre, e, nel congedarsi dall’amata moglie, le esprime l’intenzione di regolare alcune faccende.
Ma Maitreyi è interessata a ben altro e gli dice: “O signore, se tutta la terra con le [sue] ricchezze mi toccasse, forse sarei per questo immortale?”
“No - conviene lo sposo – la tua vita sarebbe come quella dei ricchi, ma non dalla ricchezza si può sperare l’immortalità”.
Lo incalza lei: “Che mi importa di ciò che non mi fa raggiungere l’immortalità? Ma ti prego, o signore, dimmi ciò che tu conosci!”.
Nella Brihadaranyaka Upanishad si trova dunque uno dei più celebri dialoghi di tutta la vasta letteratura upanishadica, quello appunto tra Yajnavalkya e Maitreyi, in cui la trasmissione della conoscenza sacra - quella che attiene all’Essere e al destino dell’uomo - è il lascito di chi va a chi resta.
Marco Ferrini legge e commenta quest’opera - l’Upanishad vedica considerata da molti studiosi la più antica - attualizzando per gli uomini e le donne di oggi il nettare di un sapere immortale.
E come Yajnavalkya, non si sottrae a chi lo interroga con le domande di sempre sul senso dell’esistere o con richieste su problemi specifici, concreti, legati al qui ed ora.
Il viaggio nelle Upanishad è un viaggio che Marco Ferrini fa insieme agli ascoltatori, veleggiando sulla piccola ma solida barca della conoscenza spirituale, promanata da queste straordinarie narrazioni, che attraversa le incognite del grande mare dell’Essere con la certezza di approdare alla riva luminosa della Bhakti, l’Amore.