Quando siamo centrati nel nostro vero sé profondo, non si soffre né per il condizionamento del tempo né per quello dello spazio, non si ha più paura nemmeno della morte. Tutto dipende dalla nostra attitudine, dalla nostra predisposizione interiore.
Per riuscire a comprendere la psicologia del Ciclo della Vita, occorre liberarsi da quei pregiudizi che inducono a considerare di valore o esistente solo ciò che è visibile con i limitati strumenti psicofisici.
Estratto dal CD:
[...] La capacità di assumere un altro punto di vista richiede l’abbandono di schemi mentali rigidi e la possibilità di fare riferimento ad un modello altro che possa espandere la nostra prospettiva e la nostra interpretazione dell’evento morte. La comprensione dell’impermanenza del corpo e di tutto ciò che attiene alla realtà fisica dovrebbe essere oggetto della nostra meditazione. La morte dissolve il corpo fisico e quel che ad esso è collegato. Ma allora cosa resta? Resta qualcosa? Sì! Resta intatta la nostra essenza profonda di natura spirituale, atman, ed anche le impressioni che, a seguito delle esperienze compiute, sono state registrate nella mente inconscia, samskara. Queste memorie o samskara generano le tendenze della personalità che si manifesteranno nella vita successiva […].