Nella tradizione bhaktivedantica, l’amore è mezzo e fine dell’insegnamento.
L’affetto intenso che scaturisce tra maestro e discepolo è l’humus grazie quale si trasmette la conoscenza, che non è informazione nozionistica ma realizzazione della propria natura spirituale.
La scuola tradizionale (guru-kula) è l’ambiente in cui si realizza il progetto pedagogico.
È scuola di vita e vita essa stessa, in quanto teatro di tutte le dinamiche esistenziali: da quelle più concrete dell’economia domestica, a quelle relazionali e spirituali.
Il guru è esposto ininterrottamente alla valutazione dei discepoli ed è chiamato a offrire un modello ideale di comportamento in ogni circostanza.
Il discepolo è esortato all’umiltà, alla ricerca fervente del sapere, alla collaborazione, in un atteggiamento di venerazione -ancor più che di rispetto- per il maestro.
Quest’atmosfera di sacralità, straordinariamente efficace nella trasmissione della conoscenza, è contemperata dalla modalità dell’amore e del gioco.
Il piacere e la gioia dell’apprendimento e dell’insegnamento sono la migliore garanzia di successo e consentono un illimitato rinnovarsi e approfondirsi dell’esperienza.
Giocando si conquistano livelli superiori di coscienza e si spiana la strada alla nostra originaria natura di felicità.
Una pedagogia che può arricchire l’uomo di oggi, attualizzando principi eterni, in un dialogo tra tradizione e modernità che è la missione stessa del Cento Studi Bhaktivedanta.