Il Mahabharata ci insegna che la natura di questo modo è l’inarrestabile trasformazione, il ciclo continuo dell’apparire e del riassorbirsi delle cose. Dietro questa dinamica frenetica, sottende una realtà superiore, eterna e immutabile. È questa realtà a essere il cardine essenziale sul quale imperniare le nostre vite, con le innumerevoli avventure e disavventure che immancabilmente si susseguono. Le narrazioni del Mahabharata rimandano costantemente a questo livello superiore, in particolar modo attraverso la visione lungimirante dei saggi, che gettano il loro sguardo oltre l’apparente frammentarietà e caoticità degli eventi, restituendoci il gusto dell’eternità e dell’unitarietà.
Il Mahabharata è scrittura sacra, della stessa sacralità della vita. Imparando a nuotare nelle sue acque, impariamo a condurci con intelligenza e progettualità nel flusso inarrestabile dell’esistenza. Impariamo a osservare con distacco gli accadimenti che ci vedono protagonisti, e a riconsiderare i nostri comportamenti in una prospettiva che trascende i pregiudizi del presente storico. In questo senso, il Mahabharata “ci fa gli esami” e ci ricontestualizza in una dimensione universale che parla di etica e spiritualità, oltre le mode del momento.
Lettura e commento di Vana Parva (Il Libro degli Insegnamenti della Selva) cap. 97-137